Fedez e il rebranding fatto bene

Ossessione del Codacons, nemico giurato di Pillon e incubo ricorrente dei dirigenti Rai, Fedez è un personal brand che o si ama o si odia.

A prescindere dalle nostre preferenze musicali e artistiche, una cosa è certa: sa come fare marketing.

Ed è un marketing positivo, inclusivo e d’impatto. Il marketing che ci meritiamo.

Qual è stato il rebranding di Fedez?

L’evoluzione di un personal brand: il riposizionamento di Fedez

Partito come rapper nella periferia di Milano, Fedez è sempre stato un personaggio politico (o almeno politicizzato). Fin dalla sua canzone d’esordio, Tutto il contrario, ha mostrato con ironia e sagacia come prendere in giro un mondo patinato e fatto di discriminazioni come è l’Italia.

Non è cambiata solamente la sua musica, il suo stile o il suo armadio. È il suo brand ad aver subito la più grande rivoluzione.

Il matrimonio con Chiara Ferragni ha accelerato questo cambiamento (interessante vedere come, della coppia, Fedez è “il marito di”, e non in contrario). I Ferragnez (e Federico) sono diventati subito un vero e proprio brand. Grazie a un storytelling fatto di Instagram stories, proposte di matrimonio live, dietro le quinte che fanno innamorare e una quotidianità surreale ma quasi credibile, il brand di Fedez ha acquistato sempre più notorietà e autorevolezza.

All’interno di questo storytelling, la mascolinità tossica ha un ruolo fondamentale come antagonista da combattere e abbattere. Grazie ad alcune scelte estetiche evidenti e controtendenza per la società italiana, Fedez ha reso ancora più evidente questo cambiamento.

Rebranding curato ed efficace

Capelli platino, smalto sulle unghie e colori sempre più sgargianti: tutto indica una propensione verso un approccio più inclusivo del proprio brand. Lo so, guardando all’estero lo smalto su un uomo non è proprio la definizione di avanguardia culturale, ma in Italia certamente è stato uno dei primi a sdoganarne l’uso.

Da alcuni anni, Fedez si è espresso su molte questioni “scomode”. Il cantante si sta impegnando molto per questioni sociali, la sua Corporate Social Responsibility si direbbe. Dalla creazione di posti letto all’ospedale San Raffale durante la prima ondata fino ad arrivare alla spinta per l’approvazione del DDL Zan e lo scandalo Rai, Fedez ha deciso di usare strategicamente le cause in cui crede, svolgendo il ruolo di cassa di risonanza mediatica.

Sanremo è stato il palco perfetto  per rimarcare questo rebranding. Dalla richiesta di ricevere lui stesso i fiori e non solo la sua collega Michielin fino ad arrivare al pianto di commozione non nascosto, anzi accolto ed enfatizzato, tutte queste decisioni strategiche sono state un tassello in più alla lotta contro la mascolinità tossica.

Tutto nella comunicazione di Fedez è molto coerente e costante nel tempo, curato nei minimi dettagli.

Nel suo account Twitter, per per esempio, ha inserito nella bio i suoi pronomi “He/him”. Dichiarare i propri pronomi serve per facilitare le persone nel capire come rivolgersi alla persona proprietaria del profilo in questione; banalità negli Stati Uniti, tanto che l’opzione è anche su Linkedin, non tanto banale però in Italia, dove le questioni della comunità LGTB+ sono spesso cancellate e derise.

Tutto coerente, efficace e d’impatto. Sono i piccoli dettagli a fare la differenza e Fedez lo sa bene. Chapeau.

L’ultimo step del rebranding di Fedez: gli smalti

L’ultima collaborazione di Fedez è il perfetto esempio di questo rebranding coi fiocchi.

Ad aprile Fedez ha lanciato con uno spot la sua linea di smalti Layla Cosmetics, brand di smalti semipermanenti che il cantante usa da molto tempo. Per il reveal ha realizzato una campagna davvero pazzesca e divertente.

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da FEDEZ (@fedez)

Lo spot ha una forte chiave trash che ricorda gli spot degli anni 2000 e anticipa tutte le critiche possibili: sì, è lo smalto di Fedez che verrà comprato perché è di Fedez. Inoltre, la campagna è coerente con entrambi i brand e per questo funziona.

Il marketing che ci meritiamo

E non è solo marketing che funziona. È anche marketing che serve. Il messaggio dello spot è forte: lo smalto non è roba da donne, non è una cosa da omosessuali o da poco di buono. È ora di abbandonare la mascolinità tossica per progredire verso un mondo più aperto e interessante, dove i giocattoli non rendono gay e gli smalti non fanno diventare i bambini stupidi.

Il fatto che un personaggio come Fedez prenda parola e lanci un messaggio così è importante, utile e necessario perché aiuterà le persone a non sentirsi più inadeguate e potrebbe essere occasione per rivedere alcuni nostri limiti culturali.

La mascolinità tossica è un grande problema in Italia, ma personaggi come Fedez ci possono portare un passo più vicino alla meta.

Condividi:

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp

Ciao, sono Ginevra e sono una consulente di marketing inclusivo.

Progetto strategie di comunicazione per rendere unico il tuo (anche personal) brand, migliorando il tuo posizionamento e la tua reputazione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Puoi leggere anche

Post correlati

Skip to content